Secondo il rapporto “Tariffs and Trade Wars Executive Briefing (First Edition)” – redatto a tempo di record dall’agenzia britannica GlobalData – i rischi di recessione economica sia negli Stati Uniti, sia a livello globale, sono sempre più concreti a causa dell’incertezza creata dai dazi commerciali proposti, introdotti – e ritirati a fasi alterne – dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
“Il forte interesse degli Stati Uniti nel chiudere le scappatoie alla triangolazione cinese delle importazioni – si legge nel rapporto – interromperà ulteriormente le catene di approvvigionamento globali, con crescenti rischi di stagflazione statunitense e di recessione globale, se Trump continuerà su questa strada”.
E nonostante la pausa di 90 giorni decretata per la maggior parte dei dazi reciproci, “le prospettive a breve e lungo termine sono offuscate dall’incertezza tariffaria, che complica le decisioni di investimento e di gestione. Il rischio maggiore è che la continua volatilità del mercato faccia crollare la fiducia delle imprese e dei consumatori. E già sono ravvisabili indicazioni in tal senso”.
Il rapporto mette in luce anche “un lato positivo” della vicenda dazi, rappresentato da un possibile rafforzamento dei legami commerciali regionali e interregionali al di fuori degli Stati Uniti. Tuttavia, il documento di GlobalData sottolinea che anche questa ipotesi conta molte variabili ostative, legate alla volubilità e all’imprevedibilità della politica economica trumpiana.
Nel risiko dei dazi, inoltre, è insito l’effetto collaterale delle ritorsioni, messe già in atto dalla Cina. Si domanda il rapporto di GlobalData: “Quali paesi seguiranno la Cina nell’imporre dazi di ritorsione sui beni statunitensi? E quali saranno i tempi per intavolare negoziati commerciali con gli Stati Uniti per raggiungere l’obiettivo di una riduzione delle tariffe?”
Il documento aggiunge che eventuali benefici dei dazi negli Stati Uniti emergerebbero, in prospettiva, solo gradualmente nel mercato domestico, insieme ai tagli fiscali e alla deregolamentazione promessi da Trump.
La “soglia del dolore” dell’economia USA
Quanto è alta la “soglia del dolore” per l’amministrazione statunitense nel perseguire i suoi obiettivi? Secondo GlobalData è”probabilmente inferiore a quella dei suoi principali avversari nella guerra commerciale”. Il rapporto spiega: “Decenni di guadagni di mercato sproporzionati e l’elevata esposizione delle famiglie faranno sì gli effetti negativi sulla ricchezza incideranno maggiormente negli Stati Uniti. C’è uno spazio limitato per la politica fiscale, perché la fiducia internazionale intaccata danneggia il dollaro USA e il mercato dei titoli di Stato, mentre i prezzi più elevati complicheranno la capacità della Federal Reserve di ridurre i tassi di interesse. La decisione di Trump del 9 aprile di sospendere la maggior parte dei dazi ‘reciproci’ per 90 giorni indica, inoltre, che la turbolenza del mercato azionario deve indurre a una maggiore cautela nella politica tariffaria”.